Nell'agosto del 2023, l'Ocean Viking soccorse diverse imbarcazioni in difficoltà che erano salpate dalla Tunisia. La maggior parte di queste imbarcazioni erano in metallo. Stefano, un fotografo a bordo dell'Ocean Viking quell'estate, è stato testimone di una di queste imbarcazioni che rischiava di affondare. Racconta come donne, bambini e uomini fossero in bilico tra la vita e la morte davanti ai suoi occhi.

‍

"La distanza tra il bordo della barca e l'acqua non superava i 10 cm. Quando ho visto la barca di metallo da lontano, le persone a bordo sembravano sedute sull'acqua. Anche con il mare piatto, la barca imbarcava acqua quasi a ogni piccola onda. Abbiamo avvistato queste persone nel mezzo del corridoio marittimo tunisino, a chilometri dalla costa, in acque internazionali. Non avevo idea di come fossero riusciti a prendere il largo su questo pezzo di metallo arrugginito e dondolante. Li vedevo muoversi, alzarsi, alzare le mani e infine provare sollievo quando si rendevano conto che ci stavamo avvicinando per salvarli. Ma a causa dell'agitazione a bordo, non eravamo sicuri che non si sarebbe ribaltato immediatamente. Quando il nostro motoscafo ha iniziato a distribuire i giubbotti di salvataggio, eravamo gli unici a sapere che non erano ancora al sicuro. La barca continuava a oscillare da un lato all'altro, imbarcando acqua a ogni minimo movimento e spingendo ogni volta le persone più vicine alla superficie. A un certo punto, una donna si alzò e cadde in acqua sul lato di dritta della barca. Sapevo che poteva essere la fine. Se la barca si fosse rovesciata, molte persone sarebbero state travolte senza la minima possibilità di sopravvivere. La barca era fortemente inclinata a dritta e frazioni di secondo sembravano ore. Non ho ancora idea di come siano riusciti a non ribaltarsi. Lo scafo si è inclinato più volte prima di essere stabilizzato. Vedere le persone in mare su queste imbarcazioni non idonee mi ha letteralmente aperto gli occhi e ho iniziato a capire le terribili condizioni di vita a cui queste persone erano esposte prima ancora di decidere di intraprendere il pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo. Sapevo del traffico di esseri umani nella regione del Sahara, del razzismo che i neri devono affrontare in Nord Africa e delle torture che spesso devono subire. Ho assistito personalmente solo a una piccola parte del loro viaggio ed è difficile per me assistere a questi tragici eventi. Siamo solo osservatori privilegiati e, anche se facciamo del nostro meglio per aiutare e mostrare solidarietà alle persone in fuga, non siamo i protagonisti della storia. L'intera esperienza, dalle ragioni per cui le persone hanno dovuto lasciare le loro case alla discriminazione che dovranno affrontare in Europa, è qualcosa che probabilmente è impossibile da comprendere. Sopravvivere a questa esperienza può essere un fardello che si porteranno dietro per sempre".

Crediti Immagine di copertina: Stefano Belacchi/ SOS MEDITERRANEE